venerdì 22 marzo 2013

SOTTO LA NEVE PANE, SOTTO LA PIOGGIA FAME


Da qualche giorno la città si è innevata e i nostri orti si sono ricoperti di neve
Questa neve che cade in questo marzo pazzerello in cui guardi il sole e prendi l'ombrello, è la manifestazione della variabilità metereologica del mese di Marzo. Questa settimana in cui vediamo l'alternarsi della neve e del sole primaverile che ci bacia con i  suoi primi raggi caldi è una buona rappresentazione di questo mese che come dice un proverbio dialettale l'è fio d'ona baltrocca, ora el piov, ora el fioca, ora el tira vent, ora el fa bel temp. ».



Il primo narciso, dopo la neve, del nostro nuovo orto in via Museo

La neve  potrebbe essere vista come fattore negativo per l'agricoltore, ma essa ha invece una grossissima importanza biologica nel ciclo delle stagioni.
 Essa infatti protegge il suolo sottostante dalle gelate e dà la possibilità alle piante di salvaguardarsi . Come vedete dalle foto la neve infatti non ha ucciso i bellissimi fiori dell'orto di via museo, ma li ha data l'energia per svilupparsi al meglio, dandoci la possibilità di godere della loro bellezza in questi primi giorni di primavera!


I primi fiori di Viola Mammola

La neve riveste infatti un’importanza fondamentale per l’idratazione e la fertilità del suolo stesso. Se si assiste ad un inverno freddo e secco, con la mancanza quasi totale di precipitazioni sia piovose che nevose, la parte superficiale del terreno spesso congela e si indurisce notevolmente. Addirittura nei luoghi esposti a settentrione il suolo può rimanere congelato per parecchio tempo e anche nelle ore centrali della giornata. Con l’arrivo della primavera, normalmente, la piovosità tende ad aumentare e vi possono essere anche rovesci piuttosto intensi. Se la pioggia viene accolta da un terreno eccessivamente indurito e magari la precipitazione è intensa, la massa d’acqua invece di penetrare al suo interno, tende a scivolare a valle determinando una maggiore erosione dei versanti. Solo la presenza di una pioggia debole e continua può scongiurare questo fatto. Se, invece, le ondate di gelo si presentano su un terreno precedentemente innevato, la presenza della coltre nevosa si comporta come una coperta e non consente alla temperatura del terreno in questione di scendere al di sotto dello zero. In seguito, con l’aumento delle temperature, lo scioglimento della neve determina una penetrazione dell’acqua anche in profondità, idratando il terreno e consentendo un buon sviluppo delle nostre piante.


Gli effetti della neve sul nostro orto: un crocus fiorito!

 In questo caso, con l’avvento delle piogge primaverili, il terreno avrà maggiori capacità assorbenti per merito di una elasticità degli interstizi nettamente più elevata. Migliore idratazione significa anche migliore fertilità, in quanto le sostanze utili alla crescita della piante possono penetrare meglio in profondità. Questo si traduce in un notevole beneficio per tutte le forme vegetali presenti nel nostro orto. 
La neve quindi è una fondamentale alleata per gli agricoltori ed essa preparara e riveste un ruolo coadiuvante nella preparazione della fertilità  e dell'idratazione del terreno. 

Un piccolo dono si Saba alla neve per voi:

Neve che turbini in alto ed avvolgi
le cose di un tacito manto,
una creatura di pianto
vedo per te sorridere; una baleno
d'allegrezza che il mesto viso illumini,
e gli occhi miei come un tesoro scopri.
Neve che cadi dall'alto e noi copri,
coprici ancora, all'infinito. Imbianca
la città con le case e con le chiese,
il porto con le navi; le distese
dei mari, i prati agghiaccia; della Terra
fa, tu augusta e prudica, un astro spento,
una gran pace di morte, E che tale
essa rimanga un tempo interminato,
un luogo volgere d'evi.
...
U. Saba








martedì 19 marzo 2013

IL DIZIONARIO DI DEMOCRAZIA PARTECIPATA

Su http://marraiafura.com il "Dizionario di Democrazia Partecipativa. 244 voci dalla A di Abitante alla W di World Café" pubblicato dal Centro Studi Giuridici e Politici della Regione Umbria. E' un interessante strumento per capire più a fondo tanti termini e acronimi che spesso sono compresi solo dagli addetti ai lavori, ma che è importante che siano condivisi e conosciuti da tutti. Soprattutto quando si parla di Democrazia e Partecipazione.
Si tratta di dizionario sui generis: un contenitore destinato ad accogliere un insieme eterogeneo di voci, così come eterogenei sono le realtà, i valori e le dimensioni cui quelle voci rimandano.
Il volume, curato da Fabiola De Toffol e Alessandra Valastro, è stato pubblicato a metà del 2012 con licenza Creative Commons.


Ecco il link alla pagina di Marrai a Fura dalla quale scaricare gratuitamente il dizionario:
<b>Dizionario di Democrazia Partecipativa.</b> 244 voci dalla A di Abitante alla W di World Café

"Il primo obiettivo di questo dizionario è quello di porre nuovamente al centro dell’attenzione istituzionale e civile il tema della partecipazione, in una prospettiva che non si fermi ai principi-manifesto ma da questi tragga concreti strumenti per governare: un ausilio per la costruzione di un metodo, basato innanzitutto sul chiarimento e la condivisione dei suoi presupposti (concetti, obiettivi, tecniche e procedure)".
(dall'introduzione)





ed ecco la prima voce del Dizionario: la A di ABITANTE

ABITANTE
"Gli istituti di democrazia partecipativa si rivolgono ad una cerchia di soggetti più ampia rispetto a quella costituita dai *cittadini in senso formale, in quanto coinvolgono tutti coloro che si trovano a vivere, anche temporaneamente, in un dato territorio e a realizzare in questo tutti o parte dei propri interessi. Il criterio inclusivo che connota gli istituti della democrazia partecipativa attribuisce rilevanza al rapporto fra persona e territorio, mirando a valorizzare il *capitale sociale di cui è depositario ciascun membro della *comunità. In Francia si parla, ad esempio, di *democrazia di prossimità per indicare la valorizzazione del sapere esperienziale di chi vive quotidianamente il territorio a prescindere dall’esserne o meno cittadino. Anche in Italia gran parte dei testi normativi che, a livello regionale e locale, disciplinano istituti della democrazia partecipativa prescindono ormai dal concetto di cittadino. Nel dettare i criteri per individuare i soggetti legittimati a partecipare a processi decisionali pubblici si fa generalmente riferimento agli abitanti o ai residenti; talvolta, ancor più ampiamente, ai soggetti che si trovino anche solo temporaneamente nel territorio di riferimento, per motivi che li portino comunque a fruirne i servizi (lavoro, studio,ecc.). Il riferimento al concetto di abitante si connette alla riflessione sulla *cittadinanza sociale, ovvero al rilievo che la partecipazione assume nel favorire l’integrazione dei soggetti a maggiore rischio di esclusione".


sabato 16 marzo 2013

LA PACCIAMATURA : UNA PRATICA AGRICOLA RIVOLUZIONARIA!


Oggi voglio mostravi una pratica agricola molto interessante per migliorare il terreno dei vostri orti.
La pacciamatura è una tecnica agricola che consiste nella copertura del terreno con uno strato di materiale vegetale o non .
Il materiale utilizzato più frequentemente è la paglia.
La pacciamatura praticamente imita quello che succede naturalmente nei boschi, dove le foglie secche vanno ad accumularsi sul terreno ai piedi dell'albero formando la lettiera e limitando la crescita di altra vegetazione. In natura infatti, la terra è sempre coperta. Si difende con un manto verde o con una copertura di foglie. Non è mai nuda, eccetto nei luoghi molto frequentati dagli animali e dall’uomo (sentieri, strade, insediamenti), dove ci sia stato un evento calamitoso o nelle zone desertificate.
Un altro luogo dove la terra appare spoglia è negli orti e nelle coltivazioni convenzionali meccanicizzate.
Nell'agricoltura biodinamica, in quella sinergica e in quella naturale invece si utilizza coprire il terreno con una pacciamatura organica, imitando così ciò che accade nella natura.
In questo modo possiamo migliorare il suolo del nostro orto per ottenere un miglior raccolto.
L'orto sinergico di cui fa parte il Collettivo Contorti

Una buona pacciamatura ci offre infatti numerosi vantaggi :
  • TRATTIENE L'UMIDITÀ del terreno, riducendo la necessità di irrigazioni
  • RISCALDA IL TERRENO accelerando così le prime fasi di sviluppo delle piante, permettendo un leggero anticipo delle raccolte (7-10 giorni)
  • IMPEDISCE LA CRESCITA DI MALERBE
  • LIMITA LE ESCURSIONI TERMICHE
  • MANTIENE LA STRUTTURA DEL TERRENO in condizioni ottimali
  • diminuisce il compattamento del suolo
  • evita che piogge costanti dilavino le sostanze nutritive presenti nel terreno
  • PROTEGGE IL TERRENO DALL'EROSIONE E DALL'AZIONE DELLA PIOGGIA
  • se organica essa diventa NUTRIMENTO PER IL SUOLO e per i suoi microrganismi
  • evita la formazione di croste del terreno
  • FACILITA LA MICROBIOLOGIA E LA MICROFAUNA, in particolare dei lombrichi

    pacciamatura di paglia dell'orto pachamama dell'OEW

MA QUALI MATERIALI SI POSSONO USARE PER PACCIAMARE?

I materiali organici pacciamanti che si possono utilizzare in agricoltura sono molti.
La paglia è il materiale che trova impiego più frequentemente, perchè non porta semi e il suo humus è di buona qualità.
Lo sfalcio fresco di prati e giardini e il fieno devono essere usati invece con cautela perchè tendono a creare uno strato compatto che non lascia passare l'aria e che va incontro a fenomeni di muffe e marcescenze. Quindi vanno impiegati in strati molto sottili e lo sfalcio fresco solo dopo averlo lasciato appassire almeno per alcune ore.
Anche le foglie si prestano a realizzare pacciamature (con l'eccezione di quelle di quercia, noce e castagno che hanno un contenuto di tannini troppo alto), ma vengono facilmente allontanate dal vento. Anche in questo caso è bene distribuire strati non troppo spessi per evitare compattamenti.

pacciamatura di una coltivazione di melissa

MA COME FARE LA PACCIAMATURA NEL PROPRIO ORTO?

In primavera, una volta preparate le aiuole si potranno ricoprire di paglia. Una volta pacciamato è bene innaffiare la pacciamatura, subito dopo la sua distribuzione, in modo da favorirne l’aderenza al terreno.

Per trapiantare o seminare bisognerà “aprire» la pacciamatura soltanto negli spazi che necessitano queste pratiche e questo si farà uno o due giorni prima, in modo che il suolo possa scaldarsi e usufruire dei raggi del sole. Più avanti, la pacciamatura sarà tenuta rada e ben arieggiata, finché le piantine non saranno cresciute. Solo quando il calore estivo avrà scaldato il terreno, s’intensificherà la pacciamatura con un buono strato che lo proteggerà dal sole cocente, dall’evaporazione e dalla siccità. In autunno il processo di degrado della pacciamatura si accelera, per cui s’integrerà nel terreno costituendo un compost di superficie. Nel frattempo i residui aerei delle piante non raccolti, andranno ad aumentare il manto pacciamante invernale, che coprirà il terreno fino alla primavera.

aiuole pacciamate del primo orto sinergico di Bolzano

Sperando di essere stata esaustiva vi auguro un buon inizio stagione, visto che la primavera è alle porte!

sabato 9 marzo 2013

SUDTIROLER PARADIES: ORTI DI MONTAGNA

 

Oggi voglio consigliarvi un libro di orti. Un libro dalle splendide immagini per conoscere da vicino gli orti della nostra regione.Dalla stessa autrice di "i giardini di Manatthan. Storie di Guerrilla Gardens" , ora un libro suglio orti altoatesini!


Gli orti del Sudtirolo sono ricchi di varietà orticole, colorati da fiori variopinti e curati con amore dalle contadine delle splendide montagne altoatesine. L’immagine che evocano è quella di un piccolo appezzamento di terra in armonia con il paesaggio circostante. Con il loro tipico aspetto spontaneo, compongono una macchia folta e colorata che si potrebbe confondere, se non fosse per il recinto, con i prati che li circondano. Gli orti esprimono il forte attaccamento alla terra e il profondo senso di appartenenza della popolazione contadina, svelando i legami materiali, affettivi, simbolici e culturali che si sono creati nei secoli con il territorio.
Un libro quindi per scoprire gli orti dell'Alto Adige!

venerdì 8 marzo 2013

CREMA per LE MANI FATTA IN CASA


Ciao a tutt*,
è tempo di iniziare i lavori nell'orto e come sappiamo lavorare la terra, può rovinare la pelle delle nostre mani. Voglio per questo motivo condividere con voi una ricetta di una crema per le mani che potete autoprodurvi a casa con dei prodotti naturali e in poco tempo. In questo modo avrete la possibilità di curare le vostre mani con un prodotto di cosmesi naturale, ecologico, fatto con ingredienti sani che sceglierete voi e della quale conoscete la provenienza e non meno importante, non derivati dal petrolio.
Ecco qui la ricetta!

Ingredienti per 75 millilitri circa di crema:
  • 1 pezzetto di cera d'api grande quanto una noce
  • 3 cucchiai di olio extravergine d'oliva
  • 1 cucchiaio di acqua distillata di fiori o acqua tonica all'argilla
  • 15 gocce di olio essenziale al limone

    Cera d'api tagliuzzata
     
    Preparazione:
    Mettete la cera in un pentolino e ponete a bagnomaria. Quando la cera si sarà dissolta completamente aggiungete l'olio. Attendete che tutto sia ben dissolto e poi togliete dal bagnomaria.
    Fate raffreddare, mescolando di continuo, quando la miscela comincia a intiepidirsi e addensarsi unitevi l'acqua, versandola goccia a goccia e mescolando rapidamente, come per fare una maionese. Aggiungete l'olio essenziale e mescolate bene.

    La consistenza giusta della crema

     
    Conservazione:
    Conservate la crema in un vasetto con la chiusura ermetica perfettamente pulito. Si conserva due mesi in frigorifero.

    Questa crema è idratante, emolliente, restituente e protettiva: perfetta per le mani secche e screpolate. Inoltre potrete personalizzare le vostre creme donandole le proprietà di diverse erbe aromatiche se al posto dell'olio di oliva userete un oleolito preparato con piante officinali.           ( trovate il post oleoliti!) .

     BUONE AUTOPRODUZIONI!


mercoledì 6 marzo 2013

IDEE DI RICICLO: LE COLLANE DI CARTA




Oggi vogliamo mostravi una bella idea di riciclo creativo per preparare dei gioielli, per un dono, per voi stesse o per un amica visto che venerdì è la festa delle donne! Non servono molte cose, principalmente dei giornali vecchi, ma ecco qui sotto tutto ciò che occorre e una piccola spiegazione di come fare le vostre prime perline!Una piccola idea di up-cycling per trasformare in qualcosa di utile vecchi giornali che avete in casa!

Occorrono:
Carta bianca o colorata
Colla vinilica
Forbici
Una matita 
Procedimento:
Bisogna creare tanti triangoli lunghi con una base di circa 1,5cm. 



Prendi uno stuzzicadenti, poggia la base di uno dei triangoli e quindi comincia ad arrotolare il triangolo attorno lo stuzzicadenti, il tutto più ordinatamente possibile fino a raggiungere quasi la fine del triangolo, proprio sulla punta, quindi, metti un po' di colla vinilica e termina di arrotolare il triangolo. 




 Puoi produrre quante perle vuoi per creare la tua collana o bracciale!
 Una volta finito diluisci un po' di colla vinilica con acqua e con un pennello applicala sulla perline, questo li farà indurire e creerà una superficie lucida.
Una volta asciutte toglie le perline dagli stuzzicadenti e sono pronte per l'utilizzo. Ed ecco qui sotto l'esempio di qualche collana!
BUONE AUTOPRODUZIONI!


martedì 5 marzo 2013

GUERRILLA GARDENING: giardinaggio urbano per far rivivere la città

Il guerrilla gardening, noto anche come critical gardening, è un movimento nato a New York, neagli anni settanta e diffusosi in Italia nell'ultimo decennio. Questo movimento nasce come reazione all'abbandono da parte delle istituzioni pubbliche del servizio di cura del verde delle proprietà statali all'interno della città. Il critical gardening, rispondendo a questa mancanza, si propone come una forma di giardinaggio urbano, trasformando le aree verdi abbandonate e degradate della città in aiuole fiorite o in orti urbani. Il guerrilla gardening è un' azione di protesta attiva che i cittadini possono mettere in atto nella propria città per rivalutare e risignificare lo spazio pubblico.

Le azioni tipiche del guerrilla gardening sono: la creazione di aiuole di ortaggi e fiori, la piantumazione di alberi da frutta, la costituzione di muri o orti verticali (un esempio bolognese lo potete vedere qui sotto) o il lancio delle bombe di semi, una manciata di semi avvolta in una pallina di argilla.
Il critical gardening è la prima forma di giardinaggio politico, non violenta, ma non per questo legale. Gruppi di cittadini si sotituiscono con queste azioni ad una governance indifferente, che trascura il valore reale di spazi demaniali, abbandonandoli e rendendoli in questo modo luoghi urbani dismessi.


 Il critical gardening in questi casi si assume la responsabilità, al posto dello stato, di occuparsi di uno spazio pubblico, trasformandolo in un bene comune aperto a tutta la cittadinanza. Gli attivisti durante le azioni si trovano quindi a dissodare il terreno e zappare per migliorare e rendere uno spazio urbano nuovamente vivibile e godibile da parte della comunità.
Il critical gardening si propone attraverso queste azioni politiche di radicare nella città nuove agri-culture capaci di modificare la cultura dominante. Il movimento vuole favorire l'invasione delle piante coltivate, spontanee e vagabonde per invertire e bloccare il flusso dell'urbanizzazione come unico modello della trasformazione del paesaggio cittadino.
Coltivare la città è per la guerrilla gardening  
  • un modo di aumentare la resilienza delle persone e la loro capacità di essere autonomi e indipendenti
  • un modo per proporsi come alternativa a quelle amministrazioni che incapaci di occuparsi delle proprie proprietà,( magari per motivi finanziari) svende i terreni pubblici (della collettività) a privati o li abbandona.
  • un modo di offrire ai cittadini la possibilità di prodursi dei cibi sani e nutrienti
Le azioni del movimento del critical gardening cercano quindi di colonizzare le crepe urbane per far nascere dei nuovi germogli di piante pioniere e spontanee che riconquistino la città frantumando cemento e asfalto e nutrendo le persone di un nuovo gusto.